martedì 24 marzo 2015

Il 27 marzo torna il folk 'n blues dei Dago Red

Poteva mai Silvano mettere su un calendario dedicato al blues dalla testa ai piedi senza pensare ai Dago Red? E infatti il 27 marzo per Puzza Fa' Lu Blues ci sono proprio loro, al Corvo Torvo sono stati già diverse volte e sono di casa. 


Ormai sono passati quasi 20 anni da quando la band si è formata a Guardiagrele (CH) per iniziativa di Nicola Palanza, Marco Pellegrini e Giuseppe Mascitelli, e da allora hanno pubblicato tre album - il più recente è il s/t del 2009 - di folk'n blues con canzoni originali incentrate sulla vita di tutti i giorni e su piccoli grandi drammi quotidiani fatti di disoccupazione, alcolismo, malattia mentale.

[Ph.: Matteo Lorenzet]
Dal 1998 in poi hanno preso parte a numerosi festival blues attraversando l'Europa, ampliando la formazione originale fino ai sei elementi attuali (si sono aggiunti Angelo Tracanna, Fausto Troilo e Paola Ceroli), suonando in giro in acustica e inframmezando i propri inediti con classici blues e folk


La formula del Corvo Torvo è quella che conoscete: cena con la cucina di Silvano Piccirilli – qui trovate il menu alla carta, e se decidete di venire a mangiare in gruppo potete dare anche uno sguardo alle tre proposte di menu fisso a questo link – e poi concerto dei Dago Red con ingresso libero per tutti, ricordandovi che la prenotazione al tavolo è prevista per i soli leccheloni cenanti


Il Corvo risponde allo 0872 716303 nonché su Facebook. Buon blues a tutti!

mercoledì 11 marzo 2015

Swing Blues con The Swamp - Speciale Puzza Fa' Lu Blues

Il prossimo venerdì 13 uscite di casa serenamente senza toccarvi le parti intime. Non vi proponiamo niente di horrorifico, e anzi al Corvo succede una cosa bella: vengono a trovarci The Swamp, band laziale composta da Samuel Stella (voce e chitarra), Ruggero Giustiniani (percussioni) e Light Palone (contrabbasso). 


Con loro daremo il là – e tutte le altre note del caso – al secondo appuntamento di Puzza Fa' Lu Blues, dedicato a quello che abbiamo indicato in cartellone come swing / blues



Ora, in realtà è un gran casino mettersi lì e appiccicare etichette con nomi precisi in questi contesti. Tant'è vero che quando si sente parlare di swing si pensa automaticamente anche al jazz, e magari pure all'immaginario fitzgeraldiano e alla Harlem Renaissance con tutto il suo processo di emancipazione, affinamento e diffusione della cultura popolare afroamericana fra il pubblico bianco colto dell'East Coast e del Mid West.


Lo swing in sé per sé (to swing = "dondolarsi, ciondolare") diventa genere di successo nella seconda metà degli anni Trenta attraverso una combinazione ballabile di partiture da orchestra e armonie blues. A tutto questo si unisce anche il gusto peculiare per le variazioni sul tema tipiche dei primi esperimenti jazz dell'area di New Orleans. Nel Mid West, soprattutto attorno a Kansas City, i caratteri blues sono più marcati, mentre a New York spopolano le big band di impronta jazzista in cui suonano insieme musicisti bianchi e neri – vere e proprie orchestre da ballo con voci soliste dal fraseggio blues che riscontrarono enorme successo con brani di largo consumo.


Per farla breve e per non buttarla troppo in chiacchiere, qui di séguito trovate un piccolo – e inevitabilmente incompletissimo – quadretto sonoro e biografico con i protagonisti delle origini dello swing. Ricordate di prenotare per la serata di venerdì 13 marzo al Corvo Torvo con The Swamp!, prima del live si mangia e si beve come sempre, e poi verso le 22:30 – 23:00 si ciondola insieme bluesando fra una tazza e l'altra...


Lo swing è stato soltanto uno fra i generi musicali sperimentati da DUKE ELLINGTON (1899–1974). Pianista, compositore, bandleader e manager, è considerato una figura determinante nella storia del jazz, sebbene lui stesso preferisse definire quello cui si dedicò, per sessant'anni circa, come musica americana. Figlio di un maggiordomo al servizio della Casa Bianca, Duke Ellington ebbe un'infanzia agiata e cominciò a dedicarsi professionalmente alla musica molto presto, divenendo appena venticinquenne leader di un'orchestra che annoverava tra le proprie file musicisti di primordine, e che sarebbe rimasta in piedi – con alterne vicende – fino agli anni '70.


È impossibile liquidare in una decina di righe vita e aneddoti musicali di LOUIS ARMSTRONG (1901–1971): fin troppa carne sul fuoco e fin troppo poderoso il suo operato di artista. Senza il suo contributo, non solo la musica swing non sarebbe stata quello che è stato, ma forme di canto largamente sfruttate dal jazz come lo scat non avrebbero probabilmente incontrato tanta popolarità, così come neanche il fraseggio vocale di Billie Holiday sarebbe stato possibile. Satchmo è diventato leggenda per carisma, personalità di musicista e impegno politico; fu grande sostenitore di Martin Luther King, e persino l'FBI lo teneva sott'occhio. Ne passò di tutti i colori prima di arrivare al successo, e per quanto la natia New Orleans gli restò sempre nel cuore con affetto, l'infanzia in quella città fu per lui un rincorrersi di esperienze estreme di violenza, vita di strada e scatafasci familiari vari. Armstrong è stato trombettista, cornettista e cantante ricordato in termini di non comune generosità tanto professionalmente che nel privato.

Figlio di musicisti, WILLIAM ALLEN 'COUNT' - nel senso di "conte" - BASIE (1904–1984) è stato un genio musicale talmente precoce da ritrovarsi a suonare e dirigere spettacoli di varietà e musica blues appena ventenne. Nato nel New Jersey, si spostò a cercare fortuna in Kansas, dove si fece strada suonando in varie band musicali, per poi fondarne una tutta sua. La Count Basie Orchestra fu operativa dal 1936 al 1950 ed è oggi ricordata come una delle più celebri band di swing. Oltre a un organico che variava dai 16 ai 18 elementi, poté contare su collaborazioni prestigiose con artisti del calibro di Ella Fitzgerald, Billie Holiday e Frank Sinatra. One o'Clock Jump, del 1937, è stato forse il successo più trascinante dell'Orchestra. È un brano fondamentale per lo swing delle origini, poiché conserva la struttura a dodici battute tipica del blues ed è sintomatica del fatto che, fra la fine degli anni '30 e l'inizio dei '40, fosse pressoché impossibile delimitare confini precisi fra ciò che era blues e ciò che poteva essere definito tout court come jazz. Lo swing diventò la terra di mezzo in cui andavano sperimentandosi nuove imprescindibili e fruttuose contaminazioni.


BENNY GOODMAN (1909–1986) è stato definito da alcuni coevi The King of Swing. Oggi, col senno di poi, l'appellativo suona un tantino altisonante, soprattutto se si pensa che Goodman visse e operò contemporanente a personalità come Duke Ellington o Armstrong. Ciononostante, Goodman e la sua orchestra jazz da ballo – cui persino la NBC riservò nel 1934 lo show radiofonico del sabato sera, Let's Dance – giocarono un ruolo fondamentale nello sdoganamento della musica della comunità nera fra il pubblico bianco. Benny Goodman nacque a Chicago da una modesta famiglia di origine russa che lo avviò agli studi musicali. Non è ricordato tanto per le capacità tecniche di musicista – era un discreto clarinettista - quanto perché la sua Big Band fu la prima orchestra in assoluto a tenere un concerto di musica non classica al Carnegie Hall di New York, nel 1938. Nel 1942 la cover di Why Don't You Do Right?blues di dodici battute composto l'anno precedente dal bluesman del Delta del Mississippi Kansas Joe McCoy – ottenne un enorme successo. Quasi cinquant'anni più tardi, Jessica Rabbit sculettava e sballottava le tette in faccia a Bob Hoskins nella memorabile versione cartoon del medesimo brano in Chi ha incastrato Roger Rabbit? 


LOUIS PRIMA (1911–1978) fu jazzista versatile e per così dire sempre sul pezzo e cavalcatore di mode. Si dedicò allo swing negli anni Trenta del Novecento e fu sicuramente influenzato – nell'uso dello scat e nel modo di suonare la tromba – da Louis Armstrong, suo conterraneo. Prima era italoamericano, e in molte delle sue canzoni si divertì a ostentare le sue origini con inserti di testo in italiano. Sing, Sing, Sing è uno dei suoi swing più di successo all'epoca; parecchi bambini ed ex bambini, inoltre, riconosceranno nella voce di Louis Prima quella di Re Luigi – il re delle scimmie nella versione Disney de Il libro della jungla


BILLIE HOLIDAY (1915–1959) è la Lady Day cui Lou Reed dedica l'omonima canzone contenuta in Berlin (1973), uno dei suoi lavori più impegnativi, sofferti e difficili. I testi del disco sono infestati da storie di tossicodipendenza, abusi, separazioni e violenze, e la vita della Holiday è stata costellata da episodi ai limiti della sopportazione umana fino alla morte prematura per cirrosi epatica. Now They Call It Swing è una specie di metariflessione leggera e vaporosa sulla genesi dello swing e sulla sua ballabilità dal ritmo sincopato – insomma, una piccola lezione pratica sul modo in cui il panorama musicale nordamericano andava evolvendosi.


ELLA FITZGERALD (1917-1996) – detta anche Lady Ella, The First Lady of Song e Mama Jazz – è fra le voci jazz più energiche e famose di sempre, e collaborò durante la sua lunga carriera con i maggiori musicisti, cantanti e orchestre dell'epoca (compresi i già citati Louis Armstrong e Duke Ellington). La Fitzgerald era dotata di enormi doti vocali, che le permisero di dedicarsi a tantissimi generi musicali. Sperimentò lo swing sin dagli esordi professionali cantando nell'orchestra del batterista Chick Webb, che l'arruolò per la sua band in séguito di una sua esibizione amatoriale all'Apollo Theatre di Harlem nel 1934. La vita di Ella fu cesellata di importanti riconoscimenti artistici, mentre nel privato fu flagellata da eventi familiari traumatici in gioventù e dalla malattia in vecchiaia.