martedì 22 dicembre 2015

Il menu di Fine Anno

Locandina made with love da Annalisa Di Carlo
È un po' strano tornare a comunicare qui dopo l'annuncio della chiusura del Corvo Torvo a fine dicembre, soprattutto quando l'occasione si chiama Menu di Fine Anno

Fa molto ultima cena / ultimo cenone dopo che vi hanno spoilerato che finirà con bacio di Giuda, crocefissione e tutto il resto, e ha quella venatura di veglione funebre che tanto gonfia il petto di sospiri malinconici. 

Il 31 dicembre 2015 passate a mangiare e brindare con noi, perché un Corvo Torvo così com'è stato non può più esserci; e a parte che è San Silvestro ed è categorico festeggiare e tutto, si chiude una storia importante - come direbbe Eros - e insomma è il caso che ci siate. 

E però per favore, senza sbrodolamenti! Il Corvo pensatelo come a una specie di fenice, salutatelo in vista di cose nuove e stimolanti all'orizzonte: per lui in quanto totem, per chi un giorno ne riceverà l'eredità spirituale (si spera), per Debora e Silvano che ne hanno plasmato la buona stella in tutti questi anni, e per tutte le braccia su cui sono state rimboccate maniche di solerti collaboratori. 



Le maniche citate, lo sapete: sono puramente ideali. Al Corvo si sgambetta in t-shirt, perché ai fornelli si suda, il vino riscalda, e il resto lo fa la famosa passione. Quanto si è fatto, lo si è portato avanti perché così usciva di suo, ci si è sempre messo “del nostro”, a cuore aperto, senza troppi formalismi. E continuando imperterrito a fregarsene beatamente dell'etichetta, Il Corvo Torvo tutto vi gracchia il suo ultimo invito per un ultimo, impedibile, spontaneo e scapigliato rito godereccio

Vi serviremo:
Carpaccio di maiale
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Zuppa di lenticchie e castagne
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Ravioli di agnello con crema di zucca e porcini
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Bocconcini di cinghiale al cerasuolo e trombette dell'abbondanza
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Tiramisù meringato con crema al torrone

Insomma, "domani" è un altro giorno, è un altro anno, è un altro Corvo, è un'altra vita... Conserveremo un buon ricordo di quanto è stato. Chiamateci allo 0872 716303 e passate ad abbracciarci, è stato tutto un immenso piacere.  

Superfluo e impossibile è anche soltanto provare a dire quanto ci mancherete. Cra!

venerdì 11 dicembre 2015

Per tutto quanto: grazie.

Quelle che state per leggere sono le parole più brutte e prive di senso pubblicate da due anni e qualcosa a questa parte sul blog. 

Il Corvo chiude. Niente più cra-cra, oste rilassato, foglie di ceramica, Francesca e Annalisa che si smazzano fra i tavoli mentre vi prendete qualche chiovo potente scarabocchiando le tovagliette di carta... Manco più musica figa, nulla più, tutto finito. Un posto così nei paraggi non c'è. Chiedetevi se c'è, e rispondetevi da soli no non c'è, per un milione di motivi. Pregi e difetti del caso, tutto insieme... Sommate e sottraete. Ma non c'è un posto così, non ci sarà più. 

La cosa più orrenda di tutte è che Il Corvo non chiude perché non ci va gente, e allora certo che dovrebbe chiudere. Anzi, Il Corvo va bene, e questa è proprio la parte peggiore della questione. Il Corvo è strapieno di gente il sabato, e non riesce a starsene mai tanto per i cavoli suoi manco prima del weekend. Insomma, lavoro ce n'è e pure tanto, ed è probabile che ce ne sarebbe stato ancora di più nei mesi a venire. Lo dice sempre quel coglione boyscout che siamo fuori dalla crisi. E infatti siamo fuori dalla crisi e Il Corvo chiude.

Il fatto è che non importa quanto uno si spezzi la schiena e ci sia da sgobbare davanti ai fornelli e alla lavastoviglie, non importa quanto tu sia pronto a rischiare pur di fare qualcosa che piace a te prima di tutto, in cui sei pronto a mettere la tua faccia, qualcosa che ti appaga, che ti tira da morire e devi fare se non vuoi sputarti quando ti guardi allo specchio, qualcosa di diverso dall'ordinario, di forte, di vero, di fuori mercato – e non importa neanche quanto tutto questo venga ricevuto o apprezzato. Non importa più un cazzo di niente perché lo Stato se lo mangia a tasse, e tu non puoi farci nulla

Sì, questo è un fantastico post che piove, governo ladro, e Il Corvo sostanzialmente chiude per cose poco romantiche e molto pragmatiche, le tasse, perché se hai un'attività di ristorazione e vuoi mettere sulla tavola roba degna rispettando tutte le regole, pure quelle più assurde e pretestuose, poi non solo ti va di lusso se non ci rimetti di tasca tua, ma ti ritrovi pure a tirare a campare in un posto che ha da offrire pochissimo in termini di servizi e cultura e sanità e istruzione. Chi se l'aspettava che sarebbe tutto finito scrivendo cose tipo un Del Debbio da due lire

Ma voi, nei panni di uno che si fa un mazzo tanto per seguire la bellezza e condividerla in tutto quello che tiene sotto mano – nel cibo, sui muri, nell'aria – e vede che questa cosa è accettata, ben voluta, ha riscontro; voi nei panni di uno che poi si ferma a tirare le somme e si rende conto che il sistema gli risucchia metà delle risorse psicofisiche e monetarie, e in cambio gli para davanti un orizzonte di sbattimento a ruota e zero prospettive di miglioramento, nonostante tutto regga alla perfezione; voi, in quei panni lì, quanto resistereste senza strapparveli di dosso e sfanculare tutto? 

Il Corvo chiude perché manco andare bene è più sostenibile. Andare bene è sostenibile fino a quando sei disposto ad accettare lo sfiancamento del morto a galla. Avete figli? Chi ha figli la gloria dopo un po' se la mette sotto le scarpe, perché con la gloria da sola non ci paghi le bollette di casa, e dopo un po' la gloria incattivisce e toglie la voglia di fare. Conservate i ricordi migliori, Il Corvo non c'è più perché non c'è alternativa.

sabato 28 novembre 2015

Orgoglio torvo: corvi letterari (prima parte)

Povero corvo... Nella tradizione letteraria non ha fatto quasi mai una figura anche soltanto passabile. Qualche eccezione consolatoria in effetti esiste e l'abbiamo registrata, ma in generale le sue penne scure e il suo vociare non propriamente gradevole lo hanno reso oggetto di associazioni mentali poco edificanti, se non di maledizioni vere e proprie. 

Storie in letteratura che coinvolgono a vario titolo il nostro pennuto preferito ce ne sono in larga misura, e per questo contesto ci accontentiamo dell'adagio nel bene e nel male, purché se ne parli

Ecco una selezione di grandi classici letterari contenenti corvi; va da sé che pure nei casi in cui questi ultimi sono tacciati di cosacce brutte, vi consigliamo lettura e approfondimento: anche solo per dissentire sull'eventuale visione globale negativa sottesa, esprimere solidarietà ai nostri amati, e dare voce all'Orgoglio Torvo che se siete arrivati fino a qua innegabilmente vi contraddistingue.

Icona messinese del profeta Elia, XVIII secolo
I primi corvi letterari importanti che trattiamo qui risalgono alla narrazione biblica incentrata sulle vicende di un personaggio abbastanza impegnativo. Il profeta Elia appare in lungo e in largo nei Libri dei Re 1 e 2 della BIBBIA, resuscitando gente, moltiplicando cibarie, ammonendo sovrani zozzoni e assassinando a mani nude frotte di infedeli. 
Alla fine Elia neanche muore, tanto è poco ordinario il suo caso umano, ma viene rapito da un carro infuocato condotto da cavalli che trascinano il profeta in un turbine fino al cielo (2Re 2,11) – come una specie di Gesù in ascensione o un Apollo perso nel sole
Fra le mille e più avventure in cui è implicato questo impavido personaggio ce n'è una che ci interessa da vicino: all'inizio della sua carriera di rimbrottatore di malfattori, Elia se ne va in eremitaggio forzato a vivere in mezzo alla natura dissetandosi alle acque di un torrente. Qui viene sfamato da dei fantastici corvi che, maestri della ristorazione pure in mezzo alla carestia, gli garantiscono una dieta varia ed equilibrata a base di pane e carne (1Re 17,3-6). Il tutto accade per intercessione e volere divini – e qui non aggiungiamo altro per non essere blasfemi e non scivolare sulla facile buccia di banana dell'autocelebrazione. 

Esopo (VI sec. a.C.), Fedro (I sec.) e Jean de La Fontaine (XVII sec.), invece, al corvo gli hanno fatto fare tutti quanti una figura abbastanza barbina – una figura unica cumulativa, dato che di base raccontano la medesima vicenda. 

IL CORVO E LA VOLPE è una favola vecchia come il cucco, è stata narrata a vario titolo da tutti i letterati citati di cui sopra. Come si ricorderà, è la storiella di un corvo un po' tordo e parecchio vanitoso: si lascia fregare un pezzo di formaggio da una volpe che lo adula e lo invita a cantare per dimostrarle che la bellezza delle penne corrisponde a un talento vocalico improbabilissimo. 
Il corvo è di quelli a cui piace piacere – ego smisurato?, insicurezza? – e che si gongolano nelle sviolinate; spalanca il becco e gli cade il formaggio, prontamente afferrato dalla volpe, che si da alla fuga. 
Giovanni Arpino – giornalista e scrittore del secolo scorso – ha persino inventato una coda alla favola, nella quale il corvo, oltre alla figuraccia, fa anche una brutta fine e ci lascia le penne per zampa della figlia della volpe.

Altre pagine, altro esimio letterato, e altro corvo soprattutto – che però, nel caso specifico che segue, c'entra in maniera alquanto ambigua
Giovanni Boccaccio, quello del Decamerone, a un certo punto della sua vita – in piena andropausa pre-mortem, intorno al 1365 ad essere precisi – ripudia amore cortese e storielle sconce in un sol colpo, prendendo la strada della misoginia. Nel CORBACCIO butta giù un delirio violentissimo nel quale immagina il defunto marito di una donna che ha rifilato un due di picche a un tale disperatissimo – il tale dell'io narrante – mentre sciorina tutta una serie di invettive nei confronti della vedova, volte a mostrare la vera natura odiosa, arcigna e lussuriosa non solo di lei, ma di tutte le donne in stock. 
Il tono di Boccaccio è fra il grottesco e l'acido, tanto che fra i filologi del caso c'è chi sospetta che qualche donna gliel'avesse negata, e lui medesimo stesse più o meno vagamente, autobiograficamente e definitivamente rosicando di brutto (come sapete la ciuccia inciuccinisce soprattutto chi ne soffre la carenza). 
Quello che resta incerto è a quale corbaccio si riferisca il titolo della prosa: forse al corvo come allegoria gracchiante «simbolo funebre di maldicenza e aggressività», oppure alla vedova per «il color nero del [suo] vestimento». Comunque sia, nulla di simpatico.

Illustrazione di Édouard Manet
Qualche secolo dopo Edgar Allan Poe si sballava tantissimo con tutto quello che gli capitava sotto. Alcool e droga a manetta lo trascinavano in viaggioni tremendi e soffertissimi, in cui il poveraccio non si sa se trovasse il conforto o l'oblio cui – supponiamo – aspirasse, ma quantomento fu da essi agevolato alla costruzione di un'estetica personalissima piena di fascino lugubre
Tutto ciò che cercava Poe con ossessione maniacale era Bellezza, completa e incontaminata – scevra da intenti sociali o didattici. La cercava nella musicalità dei suoni delle parole e nelle immagini misteriose ed evocative, e sicuramente fece centro nel 1845, quando conquistò la fama con la poesia THE RAVEN (Il Corvo), tradotta e commentata in Francia da mostri sacri e altrettanto maledetti e fraciconi come Mallarmé e Baudelaire
La Bellezza di cui sopra qui comprendeva l'uccello del malaugurio («the bird of ill omen», così l'autore spiegava il senso del nostro amato pennuto), nonché profeta e insieme cosa del male, che incessantemente ripete il suo famoso nevermore (mai più!) in ricordo della defunta amata Lenore della finzione poetica.  

ULTIMO VIENE IL CORVO è un bellissimo racconto del 1947 di Italo Calvino, nonché raccolta di brevi storie contenenti il racconto stesso pubblicata nel 1949. Nel nostro piccolo vi invitiamo a leggere per la tensione emotiva e la lucidità realista con cui l'autore riesce a cogliere l'assurdità di un omicidio e, con esso, di qualunque assassinio sullo sfondo della Resistenza e delle campagne del settentrione. 
Il corvo anche qui presta le sue penne in funzione di messaggero funesto. Calvino – e non dobbiamo dirlo noi – è un maestro nel cogliere il carattere contemporaneo ed eterno dei simboli della ritualità umana. Il suo è un corvo solenne che appartiene a tutte le epoche della storia umana e delle sue guerre stupide e innecessarie.
Illustrazione di Attilio Mussino

L'ultimo corvetto letterario che citiamo qui appare in uno dei testi più conosciuti, diffusi e per questo motivo snaturati al mondo in codazzi di versioni varie ed avariate, ovvero il PINOCCHIO di Collodi
All'inizio del XVI capitolo, il burattino viene recuperato impiccato a un albero grazie all'intervento della Fata Turchina, che lo sistema a letto privo di sensi e chiama al suo capezzale tre medici affinché lo recuperino. Uno dei tre è appunto un Corvo, che assolve le sue tradizionali funzioni di menagramo pure in questa situazione e spaccia paradossalmente il pezzo di legno Pinocchio per morto.

Alla prossima con altri corvi letterari...

domenica 15 novembre 2015

Dago Red in concerto il 20 novembre con PerCorsoRoma

Ogni pretesto è giusto e sacrosanto per ospitare i Dago Red fra le solide e pietrose mura del Corvo.

Stavolta l'occasione buona ce l'ha apparecchiata su un piatto d'argento PerCorso Roma, che il prossimo venerdì riempirà i locali aderenti di Blues&Food con 7 eventi live di musica che spazia dal blues al jazz passando per tutte le felici e disparate contaminazioni del caso. Bello, no?

I Dago Red suoneranno all'Osteria il 20 novembre, a partire dalle 21.30, e torneranno a condividere il loro repertorio di folk e blues nutrito di brani storici del genere, insieme a pezzi originali tratti dai 3 album all'attivo – che potete ascoltarvi anche online direttamente da qui


Di loro abbiamo già detto e scritto, ci piacciono un sacco e li aspettiamo ad ali spalancate, perché sanno di buono, di familiare, di caldo e corroborante, come il vino rosso tracannato dai disgraziati dagoes italici immigrati che cercavano fortuna – o perlomeno sopravvivenza - nel Nord-America dei primi decenni del secolo scorso; come quel conforto alcolemico un po' cerimoniale e un altro po' scavezzacollo che si portano nel nome, e che riecheggia negli aromi e nei colori nell'orizzonte domestico, modesto eppure classico, nella sua essenzialità venata di dissacrante ironia 100% bluesy, dell'omonima raccolta di racconti Dago Red, per l'appunto – del corregionale John Fante.

Vi consigliamo di prenotare per tempo, perché quando ci sono i Dago Red nei paraggi i tavoli vanno via come il pane non stiamo esagerando. Quindi chiamateci allo 0872 716303, e poi keep on bluesin' e keep on cra-cra-cra!

martedì 27 ottobre 2015

Il torvissimo Halloween del Corvo con PerCorso Roma! Doppio appuntamento il 31 ottobre e il 1 novembre

Diciamocelo senza troppi giri di parole: Silvano e Debora, la festa di Halloween, non se la sono filata di striscio mai e poi mai in undici e passa anni di sbrigliatissima carriera. 

Per snobberia? Per pigrizia? Perché i dolcetti cariano i denti e non ci va di far ingrassare a sfregio gli odontoiatri? No a tutte e tre le lecitissime ipotesi. 

La questione nuda e cruda è questa: di feticcio nero e oscuro, all'osteria, ce n'è uno e insostituibile e si chiama Corvo

Si dà il caso, fra l'altro, che questo pennuto sia anche parecchio geloso della propria torvezza, e insomma non ci si è mai posta neanche lontanamente la questione se fosse o meno il caso di metterlo in competizione con altre diaboliche icone delle tenebre e, di conseguenza, trasformare una festa goliardica in una mega rissa fra uccelli neri, pipistrelli e altri individui volanti e particolarmente fetusi tipo streghe o ragni pelosi (che è vero che non volano, ma si intonano a perfezione al resto della truppa). Il rischio di lasciarci le penne sarebbe stato alto e non era il caso di correrlo.

Quest'anno però le cose sono davvero diverse. Come sapete abbiamo aderito a PerCorso Roma e sosteniamo con sommo gaudio le iniziative proposte da questa operosa associazione - di cui facciamo parte in prima persona – fra cui quella che, per l'appunto, onorerà la tetra vigilia di Ognissanti con una speciale rassegna dedicata alla gastronomia

Nelle serate del 31 ottobre e 1 novembre in tutti i ristoranti aderenti saranno proposti degli speciali menu a prezzo ridotto dedicati ai sapori dell'autunno - Osteria Il Corvo Torvo felicemente compresa. 

Halloween in realtà gelosie ornitologiche a parte è una delle ricorrenze più rock'n'roll, sbrindellate e anti-tutto dell'anno; a noi quei bei teschioni minacciosi da biker tempestati di borchie e tatuaggi lugubri, alla fine, ci sono sempre piaciuti. Per cui questo weekend coccoleremo il Corvo un po' più del solito affinché non ci scappi il morto, e festeggeremo il nostro primo torvissimo Halloween come si deve.

Ecco il nostro menu:

Crostatina di zucca su crema di verza viola

Timballino di polenta con borragine e nocciole

Filetto di maiale ai funghi dell'Alto Sangro

Gateau di ricotta, zucca e cioccolata

Vino Villa Medoro Montepulciano

Prezzo € 25,00

Per prenotare potete contattarci, come al solito, per telefono ai numeri 0872 716303 e 347 7158527, oppure via Facebook a questo profilo

Vi salutiamo col nostro cra più corvino di sempre... 

domenica 11 ottobre 2015

Orgoglio Torvo: canzoni con corvi (prima parte)

Il Corvo Torvo

In questa piovosa seconda decade di ottobre inauguriamo Orgoglio Torvo, rubrica dedicata a quanto di bello, in senso artistico, abbia prodotto il genere umano ispirandosi a un animaletto a caso, a noi particolarmente caro: il corvo. Oggi ci dedichiamo alla musica e, nello specifico, alle canzoni in cui sono presenti corvi.

 

Il corvo non è un usignolo melodioso e nemmanco un vezzoso canarino. I corvi sono uccellacci con la raucedine, zompettano mezzi sghembi come vecchi che scaracchiano in terra; mentre volano cacciano fuori versi sgraziati che fanno spaventare i bambini. Ma in tutto questo non c'è che Natura, i corvi sono così e vanno bene esattamente così come sono; il loro aspetto cupo e inquietante è tanto malconcio ai nostri occhi per prassi e voluttà – sempre nostre – nel senso che tutto il marcio e il minaccioso che gli si associano sono frutto di castelli mentali dettati da umane convenzioni che nulla hanno a che spartire con le qualità intrinseche delle bestie.

Se a questo mondo non ci fosse qualcosa o qualcuno da demonizzare, cui dedicare appassionate sassaiole e su cui puntare il dito scuotendo la testa, tutto sarebbe uniforme, omogeneo, piatto, senza sagome da distinguere e da cui distinguersi all'orizzonte. Tutto sarebbe uguale a se stesso, esente da giudizio; nessuno avrebbe in mano i numeri per ergersi a bravo, bello e buono della banda. E così ci fanno da sempre un gran comodo il babau, la pecora nera e il pennuto corvino di turno; ci servono a definirci al negativo come qualcosa di luminoso, lindo e profumato, fungono da cassonetto indifferenziato delle brutture e delle paure che ci stringono il cuore. 

Il Corvo Torvo al mito del καλὸς καὶἀγαθός gli ha sfilato via il mantello e la calzamaglia da Superman da un bel po' – diciamo dal momento stesso in cui ha visto i natali nel lontano (?) 2004; e infatti non ha scelto di chiamarsi tipo La candida colomba o La passera immacolata. Alle cose troppo calcolate e/o perfettine Il Corvo preferisce quelle spontanee e un po' sfasciate da eroico furore à la Giordano Bruno – che pure lui, non per niente, mica si chiamava Giordano Pallido, e in uno dei suoi viaggioni in versi accostò le penne nere del corvo al lucore di Apollo, dio del Sole e delle Arti. 

Insomma per chiudere il pilotto: il corvo è percepito culturalmente come una bestia spiacevole e disturbante, ma c'è chi ha superato la soglia della consuetudine e si è lasciato ispirare creativamente dal suo fascino apparentemente sinistro. In particolare, il mondo della popular music è pieno zeppo di canzoni in cui compaiono corvi e cornacchie varie, a volte come semplici evocazioni di immagini o stati d'animo scenografici, altre volte in qualità di prima donna di cui si tenta di indossare le piume. Il Corvo, fiero della propria torva identità, ve ne propone una raccolta selezionata fra la miriade di brani in circolazione. 

La prima canzone è tanto scontata quanto imprescindibile. Dà il nome alla vostra osteria lancianese preferita e l'ha pubblicata VINICIO CAPOSSELA nel 1996 ne Il ballo di San Vito
Il Corvo Torvo è un pennuto solitario; incrocia il suo destino al lume di candela con quello dell'io narrativo fra un buon disco di jazz che la sa lunghissima e uno sciame di donzelle che sventolano fiorellini profumati sotto il becco, scaturendo nulla più di un fremito che lascia il tempo che trova insieme alla pena per l'unica lei che dice di no.


Nel 2005 lo strafico DEVENDRA BANHART ha intitolato un intero album a un corvo – per di più storpio. La title track Cripple Crow è un brano che strappa il cuore, è il ricordo lucido e commovente della distruzione causata dall'arrivo degli Europei fra gli indigeni americani, che accolsero i nuovi venuti in pace, a braccia aperte. 
Il povero corvo della canzone, già abbastanza malridotto di suo, è chiamato dall'aldilà a pronunciare un piccolo commiato pietoso sui resti dei morti innocenti.


Hejira è un disco del 1976 ed è stato composto da JONI MITCHELL interamente on the road. La signora canadese del folk in quegli anni apriva il proprio percorso musicale al jazz, tant'è che al basso elettrico compare Jaco Pastorius. Anche soltanto per questo Black Crow è un brano mozzafiato. 
Al corvo nero del titolo la cantautrice paragona il suo volo, il suo viaggiare vagabondo e invincibile che spesso diventa planare al basso, nel buio con l'anima in esilio forzato dall'istinto ridotta a brandelli, alla ricerca dei piccoli bagliori inaspettati per cui vale la pena il rischio del pantano e del pericolo. 


Il blues è uno dei pallini più tondi del Corvo Torvo. In attesa del ritorno auspicatissimo di Puzza Fa' Lu Blues, è doveroso quanto confortevole rispolverare un vecchio pezzo del 1966 di SKIP JAMES, il cui falsetto e morbido timbro decantano in prima persona la finaccia imposta a una ragazza, colpevole – a dire della prima persona di cui sopra – di un atteggiamento un po' troppo spavaldo.
Crow Jane – e qui il corvo è il nomignolo della poverina – si becca una pallottola (forse anche più di una) e finisce prematuramente sottoterra.


Crow Jane Alley strizza probabilmente l'occhio a Skip James, e WILLY DEVILLE ha mantenuto con la matrice blues delle origini un rapporto costante durante il corso di tutta la sua eclettica carriera musicale. L'ambientazione di questo brano è uno squallido motel del South-West, di quelli che si vedono nei film americani, con l'insegna al neon mezza scassata e brutti ceffi panzuti col cappello da cowboy e i baffi arrotolati. 
Il corvo qua si nasconde nel nome del buio corridoio antistante il motel; Willy vorrebbe uscire dalla sua stanza per scendere a comprarsi un boccone, ma dovrebbe attraversare questo benedetto Crow Jane Alley che gli mette una fifa pazzesca, così rinuncia. 


Black Crow Blues è stata scritta da BOB DYLAN nel periodo delle prime esperienze lisergiche e del vagabondaggio per l'Europa con Nico. Era il 1964, e il blues del corvo nero che ne uscì fuori è stata la prima canzone di sempre in cui Dylan suonava il pianoforte
I corvetti della canzone se ne stanno appisolati su un prato ai bordi di una strada; a pochi passi, il povero Bob rimpiange un amore che l'ha mollato. Insomma, non si tratta del classico brano d'impegno che ci si aspetterebbe. 


Raw è una ninnananna country-folk ipnotica giocata con mellotron, piano, violoncello e il sussurrare penetrante, scarno e profondo di Howe Gelb, un signore che trabocca fascino da ogni poro epidermico. L'intero album dei GIANT SAND da cui è tratta la canzone – Chore of Entchantment, 2010 – è una collezione di pezzi visionari, tanto nei testi quanto negli arrangiamenti, che trasportano seduta stante in un qualche deserto ideale al crepuscolo, a rimuginare davanti a un falò e una scatoletta di fagioli messicani. 
Così, in Raw il senso di solitudine di un uomo in mezzo al nulla si accompagna a un corvo triste e desolato, che si fa cedere il posto dagli uccellini spensierati e querruli del mattino.


Il corvo degli SHELLAC è parecchio più antipatico e martellante di tutti quelli che abbiamo ascoltato fino ad adesso. 
Il 1994 la band di Steve Albini usciva con un disco di post-hardcore ossessivo, strillatissimo e violentissimo, una botta di paranoia e chiodi sotto i piedi che si chiamava At Action Park. All'Osteria non è propriamente il caso di mettere in sottofondo roba mentre cenate, ma qua sul blog ci sta tutto, Crow è un pezzo che, come dicono a Lugano, spacca de brutto.


JAMIROQUAI è un balsamo per le orecchie. Il suo corvo nero acid jazz è un osservatore silenzioso dei guai orrendi che gli umani procurano con le proprie zampacce a se stessi, ai propri cuccioli, alla Terra tutta. 
Jason Kay lo bombarda di domande sulla sua rotta e sui suoi pensieri al tramonto, ma lui non risponde. Giustamente ha già le sue rogne da grattarsi... Black Crow è estrapolata da A Funk Odyssey del 2001.


Anche PAOLO NUTINI ci ha messo di mezzo un corvo. Cherry Blossom è un pezzo malinconico e psichedelico, in cui il nostro amico pennuto è assimilato al lato più oscuro, intimo e incatalogabile dell'animo umano. Deve essere brutta la vita per i cantanti bellocci, perché uno si aspetta roba da boy band. Chissà quante copertine avrà dedicato Cioè al visetto pulito di Paolo... Che invece ha anche una gran voce soul da uomo vissuto, e insomma non è tutto boccioli e ciliegie. Trovate Cherry Blossom in Caustic Love, album del 2014


Per ora vi lasciamo qui, ma altre canzoni corvine arriveranno, perché ce ne sono ancora molte e perché Il Corvo è inaspettatamente vanitoso e adora certi omaggi – nel bene e nel male. Potete ascoltare la playlist completa con le canzoni che abbiamo selezionato fin qui direttamente su YouTube, a questo link

Lo accettate un umile cra-cra dopo tanta bellezza?

venerdì 11 settembre 2015

Finalmente... PerCorso Roma! Dal 14 al 16 settembre le Feste di Settembre invadono Corso Roma

Chi bighellona abitualmente per Lanciano sa bene che lungo Corso Roma si affacciano, in particolare, due tipologie di elementi urbanistici. Prima di tutto, le chiese storiche: c'è quella di San Francesco che nei mesi caldi richiama querrule e variopinte carovane pellegrine in visita al Miracolo Eucaristico; più su Santa Lucia col suo bel rosone gotico, che a metà dicembre festeggia spesso la notte più lunga dell'anno a suon di consigliatissime corali; e poi la chiesa di Santa Chiara, con annessa arciconfraternita gothic darkettona che ci dà giù sotto Pasqua, giusto a mezzo tiro di schioppo dal Corvo.

Porzione del venerabile Cromaticoro (Ph.: M. Lorenzet)
L'altra tipologia di elementi urbanistici di cui sopra ci riguarda più da vicino, ed è quella beona e profana costituita dalle numerose attività a sfondo pappatorio dislocate per la via e immediati dintorni, che fanno di Corso Roma la strada dei ristoranti di Lanciano. Ce n'è un po' in tutte le salse, e sembra quasi che, dalla rotonda di viale Cappuccini fin sotto a piazza Plebiscito, sia tutto un fantastico capitombolo direzione sollazzamento panze.

In questi giorni di fine estate, per voi oltranzisti del fronte golosista di Corso Roma arriva una bella novità – che in effetti era nell'aria da più di un anno, e che giunge a completa gestazione dopo svariati travagli amministrativi e non. Questa novità si chiama PerCorso Roma ed è un'associazione costituita da 9 fra le piccole e medie attività di ristorazione che animano la connotazione conviviale della via. Puntata numero 0 di questa avventura appena nata è una ricca tre-serate benedetta e patrocinata dalle Feste di Settembredal 14 al 16 settembre – che riempirà il nostro amato corso non soltanto di squisitezze enogastronomiche, ma anche di intrattenimento e arte, con musica, arti visive, performance di artisti di strada, fotografia, nonché di un colorato mercatino dell'artigianato. Il tutto è stato messo su con impegno e dedizione con la preziosa collaborazione del FotoClub L'Obiettivo di Atessa e dell'associazione Amici del Mosaico Artistico di Tornareccio. Quest'ultima, in particolare, sarà presente con materiali informativi sulle attività della scuola di mosaico e con opere realizzate dagli allievi durante i laboratori.

In fondo all'articolo potete spulciarvi per bene l'intero programma dell'iniziativa dell'associazione PerCorso Roma, per la costituzione della quale si sono rimboccati le maniche – oltre, ovviamente, all'Osteria Il Corvo TorvoAi Vecchi Sapori, Capitan Blood, Il Chiostro, La Corona di Ferro, La Taverna del Mastrogiurato, Osteria 101 ed Enoteca Santa Lucia. Durante le tre serate verranno proposti speciali menu degustazione. Corso Roma, ça va sans dire, sarà chiusa al traffico, per cui ci saranno anche posti all'aperto, e insomma si potrà cenare nel mezzo della festa.

Mousse al Montepulciano (Ph.: A. Di Carlo)
Qui a Il Corvo Torvo siamo belli rossi e sanguigni, quindi ci buttiamo sul Montepulciano d'Abruzzo DOC dal primo fino al dolce con i gloriosi Strozzapreti con salsiccia, cannella e Montepulciano, l'epico Brasato di maiale al Montepulciano e la leggendaria Mousse al Montepulciano (€ 25,00 un quarto di Anxanum Eredi Legonziano Montepulciano incluso).

Fra gli appuntamenti musicali di questa primissima manifestazione di PerCorso Roma sono questi non possiamo segnalarvene due in particolare, ovvero Emilio Stella (chi ci frequenta, sa!) in concerto a Largo Carabba il 15 settembre e il divin Cromaticoro, che essendo una freca di gente può permettersi il dono dell'ubiquità e il 16 settembre percorrerà la via in lungo e in largo a mo' di carovana itinerante.

Emilio Stella (Ph.: M. Lorenzet)
Noi ve li consigliamo non soltanto perché parte in causa dell'associazione PerCorso Roma e delle attività connesse, ma anche perché coinvolgono amici di vecchia data del Corvo – e insomma ci piacciono proprio di cuore da sempre, e siamo sinceramente felici che abbiano accettato di sostenere questo progetto. Che è sì mangia-bevi-spasso, ma sottindende anche, idealmente, la riqualificazione e la valorizzazione collettive di questo spazio urbano – in larga parte inteso quasi esclusivamente come territorio destinato al turismo religioso e strada di percorrenza veloce e distratta da parte dei Lancianesi – in senso socio-culturale e ludico.

Perché poi, diciamocelo pure: la sera, l'estate soprattutto, fa un po' tristezza camminare per la via deserta fra i cru-cru dei piccioni che sonnecchiano sulle persiane. Quindi, oh corvi!, vi chiamiamo a raccolta e vi includiamo attivamente in questa impresa: scendete in strada con noi, riappropriamoci insieme di Corso Roma, svegliamo palombelle, capinere, passerotti e facciamo festa...

Cra e sempre cra!

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PERCORSO ROMA - FESTE DI SETTEMBRE 2015
EVENTI IN PROGRAMMA





14 settembre


Musica
  • Andrea Castelfranato in concerto (chitarra acustica) - Larghetto San Massimiliano M. Kolbe (Larghetto Santa Lucia)
  • Redblack in concerto (trio acustico femminile, pop rock) - Largo dei Tribunali

Arti visive e performative, su tutto Corso Roma
  • mostra itinerante di Armando Di Nunzio, scultore in opera
  • mostra personale di  Marco Biondi 
  • esposizione pittorica Gessica Di Monte
  • giocoleria e fuochi a cura di Lula Visus
  • esposizione mosaici a cura dell'associazione Amici del Mosaico Artistico di Tornareccio - Larghetto San Massimiliano M. Kolbe (Larghetto Santa Lucia)
Mercatino dell'artigianato, su tutto Corso Roma


15 settembre
Musica
  • Emilio Stella in concerto (cantautorato) - Largo Carabba
  • Apollo Band in concerto - Largo dei Tribunali

Arti visive e performative, su tutto Corso Roma

Mercatino dell'artigianato, su tutto Corso Roma

16 settembre
Musica

Arti visive e performative, su tutto Corso Roma

Mercatino dell'artigianato, su tutto Corso Roma

mercoledì 9 settembre 2015

(Con)Fusioni e la "torva" bellezza dell'indefinito

Pochi giorni fa, qui a Lanciano, si è rimessa in moto la macchina di (Con)Fusioni, ovvero l'inusuale mostra delle opere incompiute (cit.) ospitata nei locali del Diocleziano e – per quanto riguarda la ricchissima sezione dedicata alla fotografia – nel Foyer del Teatro Fenaroli

Questa sorta di ponderazione condivisa sulla bellezza destabilizzante e inquieta di tutto quanto è indefinito, imperfettamente vitale, aperto a infiniti mondi e modi, nasce sette anni fa come collettiva fotografica da un'idea di Luca Di Francescantonio che, con l'associazione culturale Arena 7, è via via riuscito a inglobare e coinvolgere un sempre crescente numero di creativi votati a un cospicuo quantitativo di discipline artistiche. (Ora come ora, più che di macchina, sarebbe il caso parlare quantomeno di autotreno.) 

Quest'anno le opere esposte saranno visionabili fino al finissage di mercoledì 16 settembre ore 21.30, durante il quale è prevista una performance a sorpresa; dalla quale, se si pensa che si tratta di una rassegna votata alla misticanza a oltranza, è lecito attendersi la qualunque. 

Maurizio Righetti, Fortuna                                          Maurizio Righetti, Madre
Una novità più che degna di nota introdotta dall'edizione corrente di (Con)Fusioni è stata l'inaugurazione della sezione dedicata alla gioielleria artistica. Quest'ultima ospita, tra gli altri, anche Maurizio Righetti, le cui manone capaci e sapienti hanno significato tanto nella costruzione estetica de Il Corvo Torvo, nel senso che diversi elementi di artigianato artistico presenti all'Osteria sono proprio sue creazioni. 

Torniamo volentieri a parlare di (Con)Fusioni qui sul blog pure perché c'è un altro creativo coinvolto che al Corvo sta parecchio a cuore, Debora Vinciguerra, che anzi insieme a Silvano e anche più di Silvano – che non si offenderà – costituisce l'anima più intima dell'Osteria

Debora Vinciguerra, Le pozze
L'opera di Debora si chiama Le pozze, è quella di una Grande Madre che gioca a carte scoperte esponendo i suoi pesciolini d'argilla ai quattro elementi, nonché a quanti – visitatori del Diocleziano – si avvicinano ai due capienti vasi di terracotta chiedendosi: «Ok: pesci e acqua. E poi...?».

E poi succede che a tratti il gioco si fa un po' crudele, perché l'istinto e l'esempio sollecitano ad afferrare un pesciolino di quelli ancora umidi, immergerlo nell'acqua, e osservarlo nel suo confondersi in un pantano in fieri. Lì, tutto ciò che era – e tutto ciò che era, era ancora in corso di realizzazione – viene sottoposto a un processo destinato alla destrutturazione, alla deprivazione d'identità, a un piccolo trapasso anch'esso abbozzato e precario. Eppure, in quello stesso papocchio torbido, corvino e torvo, è lecito immaginare le mani di Debora che tornano a infilarsi, inzaccherarsi e frugare, per poi plasmare cose nuove

Le (Con)Fusioni di Debora Vinciguerra sono quelle tutte tangibili, esperienzali, cicliche e in continua evoluzione della sostanza terrestre, attraversata e resa malleabile dall'acqua, insieme demiurga e distruttrice in potenza. L'argilla modellata in forma superstite, arrestata nel fuoco e resa stabile dall'aria, assume sembianza di terracotta in pesce – una riproduzione della natura, così come l'arte in senso classico è, in cui sostanza (terra) e forma (animale) coincidono e sconfinano l'una nell'altra, così come il tempo e lo spazio in cui si collocano.

Cosicché, il frutto ideale del tragitto percorribile nell'istallazione di Debora al Diocleziano – la terracorra come entità definita – è stato presentato durante l'anteprima Aspettando (Con)Fusioni dello scorso 6 settembre come parte della mostra fotografica Self Portrait: autoscatti al femminile, curata da Federica Di Castelnuovo con la collaborazione di Emanuela Amadio (docente di Storia della fotografia del Centro di Fotografia e Comunicazione di Pescara, che terrà, sempre in ambito (Con)Fusioni, un seminario gratuito su Fotografia e sperimentazione venerdì 11 settembre alle 19.00). 

Ph.: Olivier Jules
Respiri all'amo, opera anteposta cronologicamente all'esposizione di Le pozze al Diocleziano, è la scultura scelta da Debora Vinciguerra per rappresentare se stessa nella qualità della finitezza relativa e suscettibile di trasformazione: oscillante, compartecipe della carezza del respiro cosmico e aderente ai flutti casuali cui anche un piccolo soffio o un trivialissimo spiffero possono consegnarla, eppure sostanzialmente ancorata, completa, (con)creta, coerente.

La scultura di Debora – già presentata l'estate passata ad Art in the Dunes – e i 15 autoritratti fotografici di Self Portrait saranno esposti fino al 20 settembre in via dei Funai 1, sempre qui a Lanciano, nei locali dello spazio Pixie Promotion (durante il vernissage del 6, fra l'altro, si è anche buffettato con frutta e dolce preparati dal Corvo).

Il Corvo Torvo non può che consigliarvi di tenere sott'occhio l'intera kermesse, che vi elargirà materiale da viaggioni mentali a profusione. Potete consultare il programma di (Con)Fusioni a questo link.

Ph.: Federica Di Castelnuovo, Emanuela Amadio