Pochi giorni fa, qui a Lanciano, si è rimessa in moto
la macchina di (Con)Fusioni, ovvero l'inusuale mostra delle opere
incompiute (cit.) ospitata nei locali del Diocleziano e – per quanto
riguarda la ricchissima sezione dedicata alla fotografia – nel Foyer del Teatro
Fenaroli.
Questa sorta di ponderazione condivisa sulla bellezza
destabilizzante e inquieta di tutto quanto è indefinito, imperfettamente vitale,
aperto a infiniti mondi e modi, nasce sette anni fa come collettiva
fotografica da un'idea di Luca Di Francescantonio che, con l'associazione culturale Arena 7, è via via riuscito a inglobare
e coinvolgere un sempre crescente numero di creativi votati a un
cospicuo quantitativo di discipline artistiche. (Ora come ora, più che di
macchina, sarebbe il caso parlare quantomeno di autotreno.)
Quest'anno le opere esposte saranno visionabili fino al finissage di
mercoledì 16 settembre ore 21.30, durante il quale è prevista una
performance a sorpresa; dalla quale, se si pensa che si tratta di una
rassegna votata alla misticanza a oltranza, è lecito attendersi la
qualunque.
Maurizio Righetti, Fortuna Maurizio Righetti, Madre |
Una novità più che degna di nota introdotta dall'edizione
corrente di (Con)Fusioni è stata l'inaugurazione della sezione
dedicata alla gioielleria artistica. Quest'ultima ospita, tra gli altri, anche
Maurizio Righetti, le cui manone capaci e sapienti hanno significato
tanto nella costruzione estetica de Il Corvo Torvo, nel senso che
diversi elementi di artigianato artistico presenti all'Osteria sono
proprio sue creazioni.
Torniamo volentieri a parlare di
(Con)Fusioni qui sul blog pure perché c'è un altro creativo
coinvolto che al Corvo sta parecchio a cuore, Debora Vinciguerra, che
anzi insieme a Silvano e anche più di Silvano – che non si
offenderà – costituisce l'anima più intima dell'Osteria.
Debora Vinciguerra, Le pozze |
L'opera di Debora si chiama Le pozze, è
quella di una Grande Madre che gioca a carte scoperte esponendo i suoi pesciolini d'argilla ai quattro elementi, nonché a quanti –
visitatori del Diocleziano – si avvicinano ai due capienti vasi di
terracotta chiedendosi: «Ok: pesci e acqua. E poi...?».
E poi succede che a tratti il
gioco si fa un po' crudele, perché l'istinto e l'esempio sollecitano
ad afferrare un pesciolino di quelli ancora umidi, immergerlo
nell'acqua, e osservarlo nel suo confondersi in un pantano in fieri. Lì, tutto ciò che era – e tutto ciò che era, era
ancora in corso di realizzazione – viene sottoposto a un processo
destinato alla destrutturazione, alla deprivazione d'identità, a un
piccolo trapasso anch'esso abbozzato e precario. Eppure, in quello
stesso papocchio torbido, corvino e torvo, è lecito immaginare le
mani di Debora che tornano a infilarsi, inzaccherarsi e frugare, per
poi plasmare cose nuove.
Le (Con)Fusioni di Debora Vinciguerra sono quelle
tutte tangibili, esperienzali, cicliche e in continua evoluzione della
sostanza terrestre, attraversata e resa malleabile dall'acqua,
insieme demiurga e distruttrice in potenza. L'argilla modellata in
forma superstite, arrestata nel fuoco e resa stabile dall'aria, assume
sembianza di terracotta in pesce – una riproduzione della natura,
così come l'arte in senso classico è, in cui sostanza (terra) e
forma (animale) coincidono e sconfinano l'una nell'altra, così come
il tempo e lo spazio in cui si collocano.
Cosicché, il frutto ideale del
tragitto percorribile nell'istallazione di Debora al Diocleziano –
la terracorra come entità definita – è stato presentato durante
l'anteprima Aspettando (Con)Fusioni dello scorso 6 settembre come
parte della mostra fotografica Self Portrait: autoscatti al femminile, curata da Federica Di
Castelnuovo con la collaborazione di Emanuela Amadio (docente di
Storia della fotografia del Centro di Fotografia e Comunicazione di
Pescara, che terrà, sempre in ambito (Con)Fusioni, un
seminario gratuito su Fotografia e sperimentazione venerdì 11
settembre alle 19.00).
Ph.: Olivier Jules |
Respiri all'amo, opera anteposta cronologicamente all'esposizione di Le pozze al Diocleziano, è la scultura scelta da Debora Vinciguerra per
rappresentare se stessa nella qualità della finitezza relativa e suscettibile di trasformazione: oscillante, compartecipe della carezza del respiro cosmico e
aderente ai flutti casuali cui anche un piccolo soffio o un
trivialissimo spiffero possono consegnarla, eppure sostanzialmente
ancorata, completa, (con)creta, coerente.
La scultura di Debora –
già presentata l'estate passata ad Art in the Dunes
– e i 15 autoritratti fotografici di Self Portrait saranno esposti
fino al 20 settembre in via dei Funai 1, sempre qui a Lanciano, nei
locali dello spazio Pixie Promotion (durante il vernissage del 6, fra
l'altro, si è anche buffettato con frutta e dolce preparati dal
Corvo).
Il Corvo Torvo
non può che consigliarvi di tenere sott'occhio l'intera kermesse,
che vi elargirà materiale da viaggioni mentali a profusione. Potete
consultare il programma di (Con)Fusioni a questo link.
Ph.: Federica Di Castelnuovo, Emanuela Amadio |
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