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«Dà vita al seme, e
rinasce con il seme!»
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Tanto ma tanto ma tanto tempo fa, Dio
non solo non si chiamava Dio, ma era pure Femmina. Qua e là gli
davano nomi diversi, tipo Gaia, oppure Potnia Theron, e poi
Cibele, Astarte, Rea, Demetra... Insomma, paese che andavi, carta
d'identità che trovavi. Tuttavia, un paio di attributi di non poco conto,
in queste plurali Grandi Madri tettone e culone, ricorreva fedelmente in tutte
le civiltà che hanno tramandato testimonianza di tale culto con
statuette e reperti superstiti vari.
Queste due caratteristiche importanti
fanno parte per un verso di tutto ciò che ha a che fare con la
fertilità e la facoltà di procreazione, mentre per l'altro verso hanno a
che vedere con l'esatto contrario, vale a dire il potere di dare la
morte.
Iniziare il nuovo anno sulla
paginetta del blog con argomenti funesti di questo genere è un po'
tetro. A Lanciano siamo pure reduci da una innevata di quelle
pesanti, la neve si è finalmente sciolta restituendoci ai ritmi
vitali pre-natalizi, quindi se ci
ficchiamo dentro il discorso delle Dee Madri-Terra che danno la vita,
la tolgono una volta l'anno per poi donarla di nuovo
dopo aver custodito spore e semini per tutto l'inverno, alla fine la cosa non è poi così lugubre. Magari è anche più divertente, perché
spore e semini rimandano ad attività ginniche abbastanza piacevoli se estrapolate dal mondo dei campi e degli orti e riportate alle
nostre esistenze procaci e cicciocarnose di esseri umani.
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Biscottini con Montepulciano DOC e semi di cumino |
Anche le Grandi Madri delle civiltà
agricole e matriarcali precendenti l'avvento dei monoteismi
mediorientali (3500-2500 a.C.) si dedicavano con generosità alle
operazioni ingravidanti di cui sopra, ma lo facevano con
controparti maschili “di passaggio”, paredri stagionali destinati
alla morte dopo l'inseminazione della Dea-Terra eterna. Anzi c'è
anche a chi andò molto peggio: per esempio a quel poveraccio di Osiride
non restò nemmeno la consolazione della copula perché Iside si
fece ingravidare del figlio Horus dopo aver ricomposto il
cadavere del marito e averlo rattoppato in quel posto lì con un
candelotto. Chi ha visto Medea di Pasolini invece magari si ricorda
la scena per stomaci forti del sacrificio umano all'inizio del film,
in cui un aitante giovinetto veniva crocefisso e poi dilaniato, e i cui resti
e sangue erano infine frizionati su campi e vitigni a mo' di
fertilizzante. E nemmeno lì ci scappava l'ultimo desiderio del
condannato a morte.
Miti a parte, ritorniamo ai gloriosi amici
semini. Dato che il corvo è un volatile, dato che Il Corvo Torvo è
un'osteria, dato che ogni tanto il maschio Silvano propone
stagionalmente e con estrosa virilità piatti che prevedono finiture
a base di semi, non è un male toccare l'argomento sotto il profilo
gastronomico. Anche perché, per quanto piccoli nelle dimensioni e
apparentemente trascurabili, i semi non sono per niente delle cosine
banali o accessorie – anche solo pensando a quello che viene fuori
piantandoli in terra si capisce il perché. Ogni singolo semino nasconde in potenza un microcosmo vitale tutto suo, e magari suona pure un po' melodrammatico ma questa sì che è una questione commovente.
Qualche tempo fa, Silvano preparò dei Biscottini impastati con Montepulciano d'Abruzzo DOC e semi di cumino,
mentre il menu alla carta corrente
ospita gli Straccetti di pollo al curry e ananas e semi di cumino.
Bene, il cumino è ricco in acidi grassi essenziali – ovvero acidi
grassi non prodotti dall'organismo umano e quindi da introdurre
necessariamente attraverso l'alimentazione – e ferro. I semi di
cumino sono in realtà i frutti della pianta, e hanno un sapore
piacevolmente amarognolo con una punta di piccante.
Il sesamo invece - quello che faceva
aprire le porte di Alì Babà – ultimamente Silvano lo spolvera sui
Maltagliati alla maggiorana con salsiccia e tartufo, a crudo, a
piatto finito, e questa è un'ottima cosa perché gli olii contenuti
nei semi si deteriorano con il calore e perdono un bel po' delle loro
generose proprietà. Il sesamo costituisce una buona fonte di fibre,
vitamine del gruppo B e sali minerali come calcio, magnesio, ferro e
silicio.
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Impasto con farina di canapa |
Dai suoi
semi si può anche ricavare un ottimo olio, così come anche nel caso
della canapa. L'olio di semi di canapa ha un sapore che ricorda
quello della noce, ed è ottimo nella preparazione di dolci in
sostituzione di grassi animali, olii di semi vari – spesso prodotti
da materie prime... maltrattate – e olio di oliva. I semi di
Cannabis Sativa contengono potassio, fosforo magnesio, e una gran
quantità di diverse vitamine. Al Corvo in realtà non se ne stanno
utilizzando i semi ma la farina per il Timballino di crêpes di
farina di canapa con zucca e porri e per i Maltagliati, ma quando c'è
di mezzo Silvano, mai dire mai...
Cra e auguri buon anno!
«Raccoglierai solo ciò che hai seminato»
Spunti tratti da:
- R. Graves, R. Patai, I miti ebraici, Milano 1988.
- C. Monti, Le erbe aromatiche e le spezie. Cucina, salute e bellezza, Milano 2002.
- L. Rangoni, La Grande Madre. Il culto del femminile nella storia, Milano 2005.