«Dà vita al seme, e
rinasce con il seme!»
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Tanto ma tanto ma tanto tempo fa, Dio
non solo non si chiamava Dio, ma era pure Femmina. Qua e là gli
davano nomi diversi, tipo Gaia, oppure Potnia Theron, e poi
Cibele, Astarte, Rea, Demetra... Insomma, paese che andavi, carta
d'identità che trovavi. Tuttavia, un paio di attributi di non poco conto,
in queste plurali Grandi Madri tettone e culone, ricorreva fedelmente in tutte
le civiltà che hanno tramandato testimonianza di tale culto con
statuette e reperti superstiti vari.
Queste due caratteristiche importanti
fanno parte per un verso di tutto ciò che ha a che fare con la
fertilità e la facoltà di procreazione, mentre per l'altro verso hanno a
che vedere con l'esatto contrario, vale a dire il potere di dare la
morte.
Iniziare il nuovo anno sulla
paginetta del blog con argomenti funesti di questo genere è un po'
tetro. A Lanciano siamo pure reduci da una innevata di quelle
pesanti, la neve si è finalmente sciolta restituendoci ai ritmi
vitali pre-natalizi, quindi se ci
ficchiamo dentro il discorso delle Dee Madri-Terra che danno la vita,
la tolgono una volta l'anno per poi donarla di nuovo
dopo aver custodito spore e semini per tutto l'inverno, alla fine la cosa non è poi così lugubre. Magari è anche più divertente, perché
spore e semini rimandano ad attività ginniche abbastanza piacevoli se estrapolate dal mondo dei campi e degli orti e riportate alle
nostre esistenze procaci e cicciocarnose di esseri umani.
Biscottini con Montepulciano DOC e semi di cumino |
Miti a parte, ritorniamo ai gloriosi amici
semini. Dato che il corvo è un volatile, dato che Il Corvo Torvo è
un'osteria, dato che ogni tanto il maschio Silvano propone
stagionalmente e con estrosa virilità piatti che prevedono finiture
a base di semi, non è un male toccare l'argomento sotto il profilo
gastronomico. Anche perché, per quanto piccoli nelle dimensioni e
apparentemente trascurabili, i semi non sono per niente delle cosine
banali o accessorie – anche solo pensando a quello che viene fuori
piantandoli in terra si capisce il perché. Ogni singolo semino nasconde in potenza un microcosmo vitale tutto suo, e magari suona pure un po' melodrammatico ma questa sì che è una questione commovente.
Qualche tempo fa, Silvano preparò dei Biscottini impastati con Montepulciano d'Abruzzo DOC e semi di cumino,
mentre il menu alla carta corrente
ospita gli Straccetti di pollo al curry e ananas e semi di cumino.
Bene, il cumino è ricco in acidi grassi essenziali – ovvero acidi
grassi non prodotti dall'organismo umano e quindi da introdurre
necessariamente attraverso l'alimentazione – e ferro. I semi di
cumino sono in realtà i frutti della pianta, e hanno un sapore
piacevolmente amarognolo con una punta di piccante.
Il sesamo invece - quello che faceva
aprire le porte di Alì Babà – ultimamente Silvano lo spolvera sui
Maltagliati alla maggiorana con salsiccia e tartufo, a crudo, a
piatto finito, e questa è un'ottima cosa perché gli olii contenuti
nei semi si deteriorano con il calore e perdono un bel po' delle loro
generose proprietà. Il sesamo costituisce una buona fonte di fibre,
vitamine del gruppo B e sali minerali come calcio, magnesio, ferro e
silicio.
Impasto con farina di canapa |
Cra e auguri buon anno!
«Raccoglierai solo ciò che hai seminato»
Spunti tratti da:
- R. Graves, R. Patai, I miti ebraici, Milano 1988.
- C. Monti, Le erbe aromatiche e le spezie. Cucina, salute e bellezza, Milano 2002.
- L. Rangoni, La Grande Madre. Il culto del femminile nella storia, Milano 2005.
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