Siete sul blog dell'Osteria Il Corvo Torvo di Lanciano (CH). Parliamo di Gastronomia, Buon Bere, Arte, Territorio. Mettetevi comodi, siete i benvenuti!
Diciamocelo senza troppi giri di
parole: Silvano e Debora, la festa di Halloween, non se la sono
filata di striscio mai e poi mai in undici e passa anni di
sbrigliatissima carriera.
Per snobberia? Per pigrizia? Perché i
dolcetti cariano i denti e non ci va di far ingrassare a sfregio gli
odontoiatri? No a tutte e tre le lecitissime ipotesi.
La questione
nuda e cruda è questa: di feticcio nero e oscuro, all'osteria, ce
n'è uno e insostituibile e si chiama Corvo.
Si dà il caso, fra l'altro, che
questo pennuto sia anche parecchio geloso della propria torvezza, e
insomma non ci si è mai posta neanche lontanamente la questione se
fosse o meno il caso di metterlo in competizione con altre diaboliche icone delle tenebre e, di conseguenza, trasformare una festa goliardica in una mega rissa fra uccelli neri,
pipistrelli e altri individui volanti e particolarmente fetusi tipo streghe o ragni pelosi (che è vero che non volano, ma si intonano a perfezione al resto della truppa).
Il rischio di lasciarci le penne sarebbe stato alto e non era il caso di correrlo.
Quest'anno però le cose sono
davvero diverse. Come sapete abbiamo aderito a PerCorso Roma e
sosteniamo con sommo gaudio le iniziative proposte da questa operosa
associazione - di cui facciamo parte in prima persona – fra cui
quella che, per l'appunto, onorerà la tetra vigilia di
Ognissanti con una speciale rassegna dedicata alla gastronomia.
Nelle serate del 31 ottobre e 1 novembre in tutti i
ristoranti aderenti saranno proposti degli speciali menu a prezzo ridotto dedicati ai
sapori dell'autunno - Osteria Il Corvo Torvo felicemente compresa.
Halloween in realtà – gelosie ornitologiche a parte – è una delle ricorrenze più
rock'n'roll, sbrindellate e anti-tutto dell'anno; a noi quei bei
teschioni minacciosi da biker tempestati di borchie e tatuaggi
lugubri, alla fine, ci sono sempre piaciuti. Per cui questo weekend
coccoleremo il Corvo un po' più del solito affinché non ci scappi
il morto, e festeggeremo il nostro primo torvissimo Halloween come si
deve.
Ecco il nostro menu:
Crostatina di zucca su crema di verza viola Timballino di polenta con borragine e nocciole Filetto di maiale ai funghi dell'Alto Sangro Gateau di ricotta, zucca e cioccolata Vino Villa Medoro Montepulciano
Prezzo € 25,00
Per prenotare potete contattarci, come al solito, per telefono ai numeri 0872 716303 e 347 7158527, oppure via Facebook a questo profilo.
Vi salutiamo col nostro cra più corvino di sempre...
In questa piovosa seconda decade di ottobre inauguriamo Orgoglio Torvo, rubrica dedicata a
quanto di bello, in senso artistico, abbia prodotto il genere umano
ispirandosi a un animaletto a caso, a noi particolarmente caro: il corvo. Oggi ci dedichiamo alla musica e, nello
specifico, alle canzoni in cui sono presenti corvi.
Il corvo non è un usignolo melodioso e
nemmanco un vezzoso canarino. I corvi sono uccellacci con la
raucedine, zompettano mezzi sghembi come vecchi che scaracchiano in
terra; mentre volano cacciano fuori versi sgraziati che fanno
spaventare i bambini. Ma in tutto questo non c'è che Natura, i corvi
sono così e vanno bene esattamente così come sono; il loro aspetto
cupo e inquietante è tanto malconcio ai nostri occhi per prassi e
voluttà – sempre nostre – nel senso che tutto il marcio e il
minaccioso che gli si associano sono frutto di castelli mentali
dettati da umane convenzioni che nulla hanno a che spartire con le
qualità intrinseche delle bestie.
Se a questo mondo non ci fosse
qualcosa o qualcuno da demonizzare, cui dedicare appassionate
sassaiole e su cui puntare il dito scuotendo la testa, tutto sarebbe
uniforme, omogeneo, piatto, senza sagome da distinguere e da cui
distinguersi all'orizzonte. Tutto sarebbe uguale a se stesso, esente
da giudizio; nessuno avrebbe in mano i numeri per ergersi a bravo,
bello e buono della banda. E così ci fanno da sempre un gran comodo
il babau, la pecora nera e il pennuto corvino di turno; ci servono a
definirci al negativo come qualcosa di luminoso, lindo e profumato,
fungono da cassonetto indifferenziato delle brutture e delle paure
che ci stringono il cuore.
Il Corvo Torvo al mito del καλὸς καὶἀγαθόςgli ha sfilato via il mantello e la calzamaglia da
Superman da un bel po' – diciamo dal momento stesso in cui ha visto
i natali nel lontano (?) 2004; e infatti non ha scelto di chiamarsi
tipo La candida colomba o La passera immacolata. Alle cose troppo
calcolate e/o perfettine Il Corvo preferisce quelle spontanee e un po' sfasciate da eroico furore
à la Giordano Bruno – che pure lui, non per niente, mica si
chiamava Giordano Pallido, e in uno dei suoi viaggioni in versi
accostò le penne nere del corvo al lucore di Apollo, dio del Sole e
delle Arti.
Insomma per chiudere il pilotto: il corvo è percepito
culturalmente come una bestia spiacevole e disturbante, ma c'è chi
ha superato la soglia della consuetudine e si è lasciato ispirare
creativamente dal suo fascino apparentemente sinistro. In
particolare, il mondo della popular music è pieno zeppo di canzoni
in cui compaiono corvi e cornacchie varie, a volte come semplici
evocazioni di immagini o stati d'animo scenografici, altre volte in
qualità di prima donna di cui si tenta di indossare le piume. Il
Corvo, fiero della propria torva identità, ve ne propone una raccolta selezionata fra la
miriade di brani in circolazione.
La prima canzone è tanto scontata
quanto imprescindibile. Dà il nome alla vostra osteria lancianese
preferita e l'ha pubblicata VINICIO CAPOSSELA nel 1996 ne Il ballo di
San Vito.
Il Corvo Torvo è un pennuto solitario; incrocia il suo destino al lume di
candela con quello dell'io narrativo fra un buon disco di jazz che la
sa lunghissima e uno sciame di donzelle che sventolano fiorellini
profumati sotto il becco, scaturendo nulla più di un fremito che
lascia il tempo che trova insieme alla pena per l'unica lei che dice
di no.
Nel 2005 lo strafico DEVENDRA BANHART
ha intitolato un intero album a un corvo – per di più storpio. La
title trackCripple Crow è un brano che strappa il cuore, è il
ricordo lucido e commovente della distruzione causata dall'arrivo
degli Europei fra gli indigeni americani, che accolsero i nuovi
venuti in pace, a braccia aperte.
Il povero corvo della canzone, già
abbastanza malridotto di suo, è chiamato dall'aldilà a pronunciare
un piccolo commiato pietoso sui resti dei morti innocenti.
Hejira è un disco del 1976 ed è stato
composto da JONI MITCHELL interamente on the road. La signora
canadese del folk in quegli anni apriva il proprio percorso musicale
al jazz, tant'è che al basso elettrico compare Jaco Pastorius. Anche soltanto per questo Black Crow è un brano mozzafiato.
Al corvo nero del
titolo la cantautrice paragona il suo volo, il suo viaggiare
vagabondo e invincibile che spesso diventa planare al basso, nel buio
con l'anima in esilio forzato dall'istinto ridotta a brandelli, alla
ricerca dei piccoli bagliori inaspettati per cui vale la pena il
rischio del pantano e del pericolo.
Il blues è uno dei pallini più tondi
del Corvo Torvo. In attesa del ritorno auspicatissimo di Puzza Fa' Lu Blues, è doveroso quanto confortevole rispolverare un vecchio pezzo
del 1966 di SKIP JAMES, il cui falsetto e morbido timbro decantano in
prima persona la finaccia imposta a una ragazza, colpevole – a dire
della prima persona di cui sopra – di un atteggiamento un po'
troppo spavaldo.
Crow Jane – e qui il corvo è il nomignolo della
poverina – si becca una pallottola (forse anche più di una) e
finisce prematuramente sottoterra.
Crow Jane Alley strizza probabilmente
l'occhio a Skip James, e WILLY DEVILLE ha mantenuto con la matrice
blues delle origini un rapporto costante durante il corso di tutta la
sua eclettica carriera musicale. L'ambientazione di questo brano è
uno squallido motel del South-West, di quelli che si vedono nei film
americani, con l'insegna al neon mezza scassata e brutti ceffi
panzuti col cappello da cowboy e i baffi arrotolati.
Il corvo qua si
nasconde nel nome del buio corridoio antistante il motel; Willy
vorrebbe uscire dalla sua stanza per scendere a comprarsi un boccone,
ma dovrebbe attraversare questo benedetto Crow Jane Alley che gli
mette una fifa pazzesca, così rinuncia.
Black Crow Blues è stata scritta da BOB DYLAN nel periodo delle prime esperienze lisergiche e del
vagabondaggio per l'Europa con Nico. Era il 1964, e il blues del
corvo nero che ne uscì fuori è stata la prima canzone di sempre in
cui Dylan suonava il pianoforte.
I corvetti della canzone se ne
stanno appisolati su un prato ai bordi di una strada; a pochi passi,
il povero Bob rimpiange un amore che l'ha mollato. Insomma, non si
tratta del classico brano d'impegno che ci si aspetterebbe.
Raw è una ninnananna country-folk
ipnotica giocata con mellotron, piano, violoncello e il sussurrare
penetrante, scarno e profondo di Howe Gelb, un signore che trabocca
fascino da ogni poro epidermico. L'intero album dei GIANT SAND da cui è tratta la
canzone – Chore of Entchantment, 2010 – è una collezione di
pezzi visionari, tanto nei testi quanto negli arrangiamenti, che
trasportano seduta stante in un qualche deserto ideale al crepuscolo,
a rimuginare davanti a un falò e una scatoletta di fagioli
messicani.
Così, in Raw il senso di solitudine di un uomo in mezzo
al nulla si accompagna a un corvo triste e desolato, che si fa cedere
il posto dagli uccellini spensierati e querruli del mattino.
Il corvo degli SHELLAC è parecchio più
antipatico e martellante di tutti quelli che abbiamo ascoltato fino
ad adesso. Il 1994 la band di Steve Albini usciva con un disco di
post-hardcore ossessivo, strillatissimo e violentissimo, una botta di
paranoia e chiodi sotto i piedi che si chiamava At Action Park.
All'Osteria non è propriamente il caso di mettere in sottofondo roba mentre cenate, ma qua sul blog ci sta tutto, Crow è un
pezzo che, come dicono a Lugano, spacca de brutto.
JAMIROQUAIè un balsamo per le
orecchie. Il suo corvo neroacid jazz è un osservatore silenzioso
dei guai orrendi che gli umani procurano con le proprie zampacce a se
stessi, ai propri cuccioli, alla Terra tutta.
Jason Kay lo bombarda
di domande sulla sua rotta e sui suoi pensieri al tramonto, ma lui
non risponde. Giustamente ha già le sue rogne da grattarsi... Black
Crow è estrapolata da A Funk Odysseydel 2001.
Anche PAOLO NUTINI ci ha messo di mezzo
un corvo. Cherry Blossom è un pezzo malinconico e psichedelico, in
cui il nostro amico pennuto è assimilato al lato più oscuro, intimo
e incatalogabile dell'animo umano. Deve essere brutta la vita per i
cantanti bellocci, perché uno si aspetta roba da boy band. Chissà
quante copertine avrà dedicato Cioè al visetto pulito di Paolo...
Che invece ha anche una gran voce soul da uomo vissuto, e insomma non
è tutto boccioli e ciliegie. Trovate Cherry Blossom in Caustic Love,
album del 2014.
Per ora vi lasciamo qui, ma altre
canzoni corvine arriveranno, perché ce ne sono ancora molte e perché Il Corvo è inaspettatamente vanitoso e adora certi omaggi – nel
bene e nel male. Potete ascoltare la playlist completacon le canzoni
che abbiamo selezionato fin qui direttamente su YouTube, a questo link.
Lo accettate un umile cra-cra dopo tanta bellezza?