Due secoli e rotti fa, c'era un signore un po' svitato e un po'
no che si chiamava William Blake. Questo signore scrisse una specie di
poema e lo chiamò The Marriage of Heaven and Hell (Il
matrimonio del Cielo e dell'Inferno), che a un certo punto
recitava così:
“The busy bee has no time for sorrow.
The hours of folly are measur'd by the clock; but of wisdom,
no clock can measure.”
(L'ape operaia non ha tempo per la tristezza.
Le ore di follia si misurano con gli orologi; ma non c'è orologio
in grado di misurare quelle di saggezza.)
Cattivi pensieri |
Di questi versi ci interessa in particolare un concetto mica tanto simpatico, che è
quello di tristezza, e meglio ancora: quello dei cattivi
pensieri cui dà spazio uno stato d'animo che sguazza nella tristezza. Questi cattivi pensieri hanno sempre una genesi e un'estinzione.
Nascono nelle intercapedini che si formano fra un'azione compiuta e
l'altra, fra il tempo e lo spazio dedicati alla
costruzione di A e il tempo e lo spazio dedicati alla
costruzione di B; ci si ficcano come le infiltrazioni d'acqua dai
tubi rotti che marciscono i muri. E non sono pensieri cattivi
in quanto intrinsecamente malvagi; sono cattivi come i cani
alla catena e le bestie in cattività, che ti azzannano se ti
avvicini. Sono prigionieri e devono guardarsi alle spalle, e hanno
poco altro da fare; sono figli dell'inattività e dell'assenza di prospettive. Dirgli una cosa tipo, “cattivo pensiero,
monello!, tu sei il Male”, non ha tanto senso. Un pensiero cessa di
essere cattivo quando si restituisce dignità funzionale allo spazio
e al tempo che ne hanno generato il carattere di reclusione:
l'uomo che fa, come l'ape
operaia di Blake, non conosce pensieri realmente
cattivi; i pensieri che ha sono strettamente connessi al fare stesso, sono concentrati sull'atto ricreativo del fare.
Fabio Di Lizio è un artista di Ortona (CH); è nato nel 1976 e i
suoi cattivi pensieri non li ha mica rinnegati, scacciati, o
buttati nel cassonetto. Si è messo lì, ha dedicato loro spazio
e tempo, li ha accarezzati, li ha recuperati: ha perfino
intitolato loro una serie di opere raggruppate sotto il nome
di Cattivi pensieri - per l'appunto. Fabio Di Lizio questi
pensieri li ha presi per quello che erano, aldilà del Bene e del
Male, e li ha restituiti in entità autonome, dominate
da colori accesi e linee decise. In esse, le figure si stagliano sullo spazio
bidimensionale come sorta di sculture, i cui volumi imperfettamente
geometrici sembrano funzionare da rune, da simboli essenziali e allo stesso tempo velati di ambiguità.
L'impressione è quella di trovarsi davanti dei concentrati
concettuali, come lo sono le passioni più elementari, in cui i
particolari si divertono a dire e non dire, affermare per poi
smentire, trovare un nuovo punto di vista più morbido, meno
assolutista. Si gioca al nascondino dei bambini, ai rebus; si cercano
vie “altre” sotto la superficie.
Noya |
Chiedo a Fabio Di Lizio quanta distanza
intercorra fra il cattivo pensiero e il pensiero buono. Lui risponde:
«Nessuno.
Mi spiego, proprio per evitare una involontaria e mal riuscita poesia
ermetica. Il
cattivo pensiero, filo
rosso delle mie opere, meno recenti e presenti, non è desiderare di
spegnere le candeline ad un compleanno di non vedenti, ma cercare,
sempre, una alternativa, una via diversa per me alla visione
d'insieme che non sempre ci deve apparire caratterizzata da classici
sinonimi e contrari: Buono/Cattivo, Brutto /Bello, ecc... Ti propongo
un esempio letterario: Opinioni di un clown di Böll.
In questo romanzo il giovane protagonista non fa ridere e pure
dovrebbe. In conclusione i mie personaggi sono carini,
ma non necessariamente buoni».
***
I Cattivi pensieri di Fabio Di Lizio vi aspettano in questo
periodo al Corvo Torvo di Lanciano (CH), dove saranno in esposizione
ancora per qualche settimana. Per approfondimenti e contatti vi
segnaliamo la Facebook Fanpage dell'artista al link seguente:
https://www.facebook.com/pages/Fabio-Di-Lizio/178205452361232
(Silvia Di Maulo)
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